Le prime gelate invernali rendono le erbe di campo ancora più tenere ed il sole assonnato e tiepido di dicembre invita ad escursioni bucoliche sui campi incolti per andare alla ricerca di queste prelibatezze.
Le erbe di campo sono considerate una pietanza povera alla quale si ricorreva nei periodi di miseria, oggi al mercato, se riuscite a trovarle, ve le fanno pagare a peso d'oro. La soluzione è solo una: andatevele a raccogliere!
Per andare ad erbe dovrete adottare i seguenti accorgimenti:
1. state lontani dalle strade trafficate per evitare di portare in tavola smog e metalli pesanti;
2. state lontani dai campi coltivati per evitare di intossicarvi con eventuali diserbanti o pesticidi che potrebbero essere impiegati;
3. le prime volte andate con qualcuno che già conosce le erbe perché vi aiuterà ad allenare l'occhio e perché ci sono anche erbe poco raccomandabili come la cicuta, gli zaghi ed altre cosette pericolose;
4. conciate le erbe sul posto, eviterete di ripassarle tutte a casa; così vi basterà lavarle.
A seconda dei vostri gusti comporrete il mix che più vi aggrada sapendo che senape selvatica (lavastrell in romagnolo) ed il cardo del lanaiolo danno un sapore amaro mentre le rosole (i rùsli) e la borraggine (buràg-na) sono più delicati.
Di seguito una carrellata delle varietà più comuni con il loro nome in dialetto romagnolo tra parentesi.
Sonchus asper (scarpégn)
Tarassaco (pisachén)
Rosole (rùsli)
Aspraggine (spràinli)
Borragine (boràg-na)
Cardo dei lanaioli - ovviamente solo la parte erbacea
Senape selvatica (lavastréll) - i germogli erbacei teneri
Preparate quindi il vostro mix a seconda dei vostri gusti e delle disponibilità, lavate bene il tutto facendo attenzione che tra le foglie non si nascondano insetti e lumache. Mettete le erbe a bagno in acqua fredda per 15 minuti gli eventuali inquilini abbandoneranno la loro dimora.
Lessatele e ripassatele in padella con l'aglio e l'olio extravergine di oliva. Aggiungete secondo il vostro gusto pepe o peperoncino; a mio avviso il pepe si accompagna meglio con il forte sapore erbaceo e terricolo delle erbe spontanee.
Con l'avanzare della stagione arriveranno poi anche le più tenere ortiche e gli asparagi, intanto, durante la vostra escursione potete fare una buona merenda con le bacche di rosa canina (scarnìsi) che, intenerite dal gelo, vi forniranno una dose da cavallo di vitamine; possono essere impiegate anche per produrre marmellate. Attenzione, si mangia solo una piccola porzione del frutto sul lato attaccato alla pianta.
questo post mi interessa tantissimo! in primavera ci potremmo organizzare in gruppo per andare a raccoglierle :-D poi le laviamo, cuociamo delle piade e ce le mangiamo ! ;-)
RispondiEliminaciao Andrea, complimenti per il blog. colgo l'occasione per postare su questo argomento molto interessante nel vasto mondo delle erbe spontanee di campagna. mia nonna ha sempre chiamato la senape selvatica (della quale stiamo facendo in questi giorni delle immense scorpacciate): "Sémna". io credo che il termine dialettale esatto dovrebbe essere "Sènpna" ma l'analfabetismo dell'epoca, associato alle varie storpiature dei nomi nei corso degli anni, dei luoghi e delle varie famiglie locali, ha avuto la meglio. la senape selvatica è uno dei nostri piatti preferiti in famiglia; raccogliamo le giovani cime, le priviamo delle foglie e le diamo una leggera scottatina in acqua bollente e servite solo con sale e olio. hanno un gusto interessante, leggermente speziato ed abbondantemente saporito. l'interrogativo che mi pongo è: il "lavastrèll" secondo me è un altro tipo di erba (probabilmente il rapastrello?). hanno un fiore del tutto simile alla senape, ma il portamento della pianta è una rosetta basale che si allarga a livello del terreno al contrario della senape che cresce anche di 1 metro e oltre. Discussione aperta.
RispondiEliminaAltre erbe che ormai sono sempre più difficili da scovare sono le “pastnechi” - Pastinaca Sativa delle quali si mangia la radice, piccola dolce e tenera. crescono su terreni argillosi, specialmente ai bordi dei campi coltivati.
Poi ci sono le “barbétti” che crescono su vero e proprio terreno marno-argilloso, dovrebbe essere la Barba di Becco. per i nostri vecchi i cassoni ripieni s’al barbétti erano oltre che una prelibatezza, degli autentici tesori. Data l’esiguità delle dimensioni di questa piccolissima erba, si capisce il motivo della definizione di cui sopra.
“pitucloin” è l’erba stella, usata in misticanze e in frittate.
È ottima la frittata con le “dibe” cioè i germogli della Vitalba, un arbusto infestante. Studi rivelano che contengono degli alcaloidi tossici quindi è consigliabile consumarne in modiche quantità.
“luvoin” è la sulla, pianta foraggera che amo mangiare cruda direttamente nel campo oppure leggermente sbollentata come la senape. si prendono i germogli giovani e teneri, hanno un gusto fresco e dolce.
le giovani foglie della Calendula si possono usare nelle misticanze crude ma in minima quantità perché hanno un gusto forte e deciso.
è commestibile anche la porcellana – Portulaca Oleracea, è un’erba infestante e le sembianze delle sue foglie assomigliano a quelle di una pianta grassa. Qui da noi non ho mai sentito che si mangi ma in certe regioni del sud Italia vengono preparati dei “riél” incredibili.
Ne conosco abbastanza perché quando ero “znino” mia nonna mi accompagnava spesso nei greppi di Rancione a raccogliere le erbe. Ho dei piacevoli ricordi di quelle bucoliche escursioni pomeridiane tanto che mi è rimasta la passione. Sarebbe bello però saperne di più e avere un riscontro diretto con una persona che se ne intende per davvero. Organizziamo qualcosa?
Osta Giorgio, può darsi che tu abbia ragione, io li ho imparati così dai miei vecchi ma forse hanno fatto confusione tra le due piante. In fondo era tutto basato sulla tradizione orale...
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